Danza del ventre 👭👭👭...

Danza del ventre 👭👭👭...

di Giovanni Schiavoni

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VISTE: 4096
Camera: NIKON D700
Tempo: 10/800
Apertura: f/4.5
ISO: 200

6 commento/i

  • ANONIMO
    16/03/2017 20:49

    In quasi unanime serietà e concentrazione, le bellezze nostrane si privano il piacere e l'allegria del ballo, non era meglio la tarantella?

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  • antonio arfelli
    19/03/2017 23:51

    Ma sai Fabrizio che questa danza del ventre ha un grande successo, soprattutto fra le giovani? (..o almeno fra le amiche di mia figlia). Non saprei dirti quali elementi esotici sconosciuti facciano da legante. Arabia, deserto, tuareg, serraglio,.. curiosità lontane per qualcosa di sconosciuto, ambienti duri. Ti ricordi "Il tè nel deserto" di Bertolucci? Attrazioni fatali.
    In risposta al commento di
    Commento: In quasi unanime serietà e concentrazione, le bellezze nostrane si privano il piacere e l'allegria del ballo, non era meglio la tarantella?

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  • antonio arfelli
    19/03/2017 23:54

    Be', insomma, tu hai colto bene l'istante. Loro si divertono, sono impegnate. La gente guarda, incuriosita. Forse dirò una cosa scontata, ma è ben costruita.

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  • ANONIMO
    20/03/2017 21:12

    Certo, hai centrato la questione, è trendy ora. Strano però, l'amore e l'attrazione fatale, come dici tu, per questa danza espressione della cultura araba/mediorientale che si contrappone al rifiuto della cultura stessa fondato sulla paura che permea il nostro tempo. Un turismo a distanza spinto dal binomio curiosità-timore e dalla leggerezza della ricerca di nuovi piaceri e di piacere in modo nuovo che, anche se comprensibile e condivisibile, è lontano dai viaggiatori romantici e tormentati del secolo scorso visti nel bellissimo film di Bertolucci che, con arte e poesia, sorretto anche dalla strepitosa colonna sonora di Sakamoto, ci ha fatto conoscere.
    Poi, nei loro pensieri, forse: chi se ne frega balliamo e facciamo sognare il nostro boy :-|)
    In risposta al commento di antonio arfelli
    Commento: Ma sai Fabrizio che questa danza del ventre ha un grande successo, soprattutto fra le giovani? (..o almeno fra le amiche di mia figlia). Non saprei dirti quali elementi esotici sconosciuti facciano da legante. Arabia, deserto, tuareg, serraglio,.. curiosità lontane per qualcosa di sconosciuto, ambienti duri. Ti ricordi "Il tè nel deserto" di Bertolucci? Attrazioni fatali.

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  • antonio arfelli
    20/03/2017 22:32

    Bella analisi Fabrizio. Anche per me il film di Bertolucci è bellissimo. Mi ricordo sempre la scena finale, assolutamente fuori tema fuori tutto, mentre zooma sul vecchio dalla pelle rugosa, segnata da mille solchi, e con grande lentezza fagocita questa presenza estranea. Sai chi era quell'uomo? Era l'autore del romanzo da cui è stata tratta la sceneggiatura. L'uomo rugoso, l'ultimo interlocutore, zoomato molto lentamente con una tecnica di grande effetto, col tempo scandito dalla lenta voce di fondo, mentre la donna fugge dal suo vissuto sconvolgente, da quella realtà. Bellissimo. Ma la pellicola fotografica, in senso lato, lascia poco spazio all'immaginazione. E' tutto già stabilito. Nella fotografia, assolutamente no. Molto, molto più coinvolgente. Sempre scuse, a tutti, per gli spazi rubati, che nascono comunque da una foto, questa.
    In risposta al commento di
    Commento: Certo, hai centrato la questione, è trendy ora. Strano però, l'amore e l'attrazione fatale, come dici tu, per questa danza espressione della cultura araba/mediorientale che si contrappone al rifiuto della cultura stessa fondato sulla paura che permea il nostro tempo. Un turismo a distanza spinto dal binomio curiosità-timore e dalla leggerezza della ricerca di nuovi piaceri e di piacere in modo nuovo che, anche se comprensibile e condivisibile, è lontano dai viaggiatori romantici e tormentati del secolo scorso visti nel bellissimo film di Bertolucci che, con arte e poesia, sorretto anche dalla strepitosa colonna sonora di Sakamoto, ci ha fatto conoscere.
    Poi, nei loro pensieri, forse: chi se ne frega balliamo e facciamo sognare il nostro boy :-|)

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  • ANONIMO
    21/03/2017 19:08

    Non credo che Giovanni se ne abbia a male, in fondo: uno scatto, uno spunto di discussione, meglio di così! Bello il tuo ricordo della scena finale, non la ricordavo, mi resta invece indelebile l'atmosfera che la pellicola ci ha regalato e che rivive quando di tanto in tanto riascolto il Cd della soundtrack. Ciao

    In risposta al commento di antonio arfelli
    Commento: Bella analisi Fabrizio. Anche per me il film di Bertolucci è bellissimo. Mi ricordo sempre la scena finale, assolutamente fuori tema fuori tutto, mentre zooma sul vecchio dalla pelle rugosa, segnata da mille solchi, e con grande lentezza fagocita questa presenza estranea. Sai chi era quell'uomo? Era l'autore del romanzo da cui è stata tratta la sceneggiatura. L'uomo rugoso, l'ultimo interlocutore, zoomato molto lentamente con una tecnica di grande effetto, col tempo scandito dalla lenta voce di fondo, mentre la donna fugge dal suo vissuto sconvolgente, da quella realtà. Bellissimo. Ma la pellicola fotografica, in senso lato, lascia poco spazio all'immaginazione. E' tutto già stabilito. Nella fotografia, assolutamente no. Molto, molto più coinvolgente. Sempre scuse, a tutti, per gli spazi rubati, che nascono comunque da una foto, questa.

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