Di Andrea Salis / 468 visualizzato/ EVENTI/MOSTRE
Ho avuto il piacere di conoscere l’associazione Luci & Ombre – Arti Visive Piacenza quasi per caso visitando la mostra collettiva nazionale “L’era del (non) tempo” che, in quest’ultimo periodo di festività natalizia, è aperta dal 16 dicembre 2023 al 7 gennaio 2024.
Ringrazio Maria Lisa Skarpa, Presidente dell’associazione, per aver accolto la proposta di quest’intervista volta ad approfondire alcune dinamiche del progetto e anche qualche rivelazione sul grande apprezzamento che appassionati di cultura ed esperti del settore hanno espresso e sulla notevole affluenza del pubblico che è stata registrata sia durante gli orari di apertura della mostra che durante le iniziative e gli eventi proposti e che, in altri termini, ne conferma il suo indiscutibile successo.
Cominciamo presentando il progetto ai nostri lettori: di cosa si tratta?
Qualcuno si è stupito del fatto che consideriamo questa mostra un “progetto”, ma per noi è del tutto naturale farlo: questa mostra, come succede per le nostre iniziative più consistenti, sin dal suo concepimento nelle nostre menti ha impiegato quasi 9 mesi per venire alla luce, un periodo necessario a svilupparne ogni aspetto adeguatamente e a curarne i minimi dettagli, elementi che fra l’altro sono stati ampiamente notati fra coloro che hanno espresso delle osservazioni.
Fulcro e obiettivo principale della mostra collettiva “L’era del (non) tempo” di fotografia e arte contemporanea che ha visto esposte nelle sale dello Spazio Mostre di Palazzo Farnese a Piacenza circa 90 opere tra fotografia, pittura, scultura, installazioni, video art, mixed media, arte digitale, disegno di 60 autori proveniente da tutta Italia, Francia e Corea del Sud, è la valorizzazione e riqualificazione delle arti di cui riteniamo il settore bisognoso nel profondo sotto svariati punti di vista. Infatti, dalla nostra esperienza e dai nostri approfondimenti, l’associazione, prima ancora della sua nascita nel 2022, persegue questa importante mission nelle arti visive di cui si fa portavoce in uno scenario critico, confuso, talvolta poco attuale, in cui ci si scontra con concezioni tipo “è sempre stato così”, “ci siamo passati tutti” e situazioni di pressapochismo e luoghi comuni oggi giorno discutibili, ma soprattutto non utili per stare al passo con i tempi. Infatti, nell’ottica di crescita collettiva e personale del nostro target di riferimento se, invece di affidarci ai “guru” eletti da menti poco preparate, osserviamo parametri oggettivi come studi, dati, statistiche e ci affidiamo un po’ ai numeri, così come è necessario per chiunque intenda crescere e ottenere risultati più professionali negli ambiti coinvolti, possiamo scoprire un mondo fatto di qualità, preparazione, impegno e molto altro...che ci aspetta!
Quali sono state, a tuo avviso, le chiavi del grande successo ottenuto?
Come cita una massima di Peter Ferdinand Drucker: “Dietro ogni [...] successo c'è qualcuno che ha preso una decisione coraggiosa.” e per noi è stato proprio così! Ci siamo pinti su decisioni pensate attentamente ma mai prese prima per noi rischiando che non andassero come sperato e, invece, le aspettative sono andate ben oltre ciò che immaginavamo. Quindi, prima che essere un progetto di successo, è sicuramente un progetto di grande valore! Troppo spesso ci fermiamo all’apparenza delle cose, d’altronde appendere dei quadri in alcune stanze non è un’impresa straordinaria o inedita. Ma è solo osservando bene e facendo un passo oltre ai pensieri limitanti e al pregiudizio facile che possiamo approfondire, superare alcune barriere virtuali, farci delle domande e scorgere davvero la differenza tra un’esperienza curatoriale strutturata, precisa, facilmente
fruibile, esteticamente piacevole, qualitativamente elevata e accessibile sia ad autori che pubblico e, quindi, un progetto, ma sopratutto un modus operandi, che merita, anche a dire di molti, di essere sostenuto e portato avanti.
La base del successo de “L’era del (non) tempo” sta anche nell’aver fatto i passi giusti per poterne garantire quanto meno una buona riuscita: primo fra tutti quello della ollaborazione con le istituzioni, un fattore di responsabilità e di impegno importanti ma allo stesso tempo un’occasione, quella che attualmente viene offerta alle associazioni del territorio, da saper cogliere per poter davvero fare la differenza.
Ritieni alcuni elementi più apprezzati di altri? In che modo?
Abbiamo sviscerato una delle difficoltà esposte poc’anzi legata alla qualità delle opere esposte lavorato per garantire una selezione dei partecipanti e, di conseguenza, roporre qualità e valore artistici che sono stati ampiamente riconosciuti come non molto comuni per la città di Piacenza (e non solo). Ci siamo, inoltre, preoccupati di dare la maggior risonanza possibile sul territorio nazionale bussando alle porte di alcune realtà che potevano portare alti riconoscimenti all’evento, così come creando una rete di collaborazioni culturali e territoriali proficue; questo ha portato un’ottima credibilità dell’iniziativa e una rete di soggetti terzi interessati.
Per quanto riguarda la valorizzazione delle arti è stata posta attenzione all’accessibilità sotto diversi punti di vista: da un lato lo spazio prevede già la possibilità per chi utilizza la carrozzina di fruire, tramite due diversi accessi, della mostra della sua interezza, dall’altro lato chi ha esposto ha potuto beneficiare di notevoli servizi da parte dell’associazione che si occupa anche costantemente di curare un interessante palcoscenico sui social media nei quali è molto attiva. Fondamentale, a dire dei partecipanti selezionati che hanno deciso di esporre con noi, un’organizzazione coerente, costante, precisa e attenta all’individuo e all’artista singolo, oltre che al contesto di gruppo, un coinvolgimento completo di chi partecipa in diversi momenti dello sviluppo del progetto, curando la comunicazione step by step; un elemento raro e fuori dal comune per una realtà, come la nostra, che, attualmente, vive grazie al supporto dei soci e delle donazioni.
Elemento non da meno riportare l’arte al piano degli artisti in quanto persone comuni, ovvero ricordarsi che l’arte è prima di tutto di chi la realizza e, quindi, non è di chi rientra in circoli chiusi dove pochi possono accedere e solo su invito di gradimento, non è di chi si fa strada con le raccomandazioni e, ancora, non è di chi si erge ad un livello elitario fatto di palcoscenici improvvisati che tentano di dettare legge come se l’arte non fosse un linguaggio che, soprattutto in Italia, ci circonda, fa parte del nostro vivere quotidiano e della nostra cultura più antica. Certo sono necessari degli strumenti per poterla conoscere, capire, analizzare, apprezzare o non apprezzare, ma di certo, nel 2024, con non troppo sforzo, sono anche strumenti che si possono trovare. Altro elemento che si è rivelato fondamentale per ottenere una così ampia fiducia del pubblico e sul territorio, anche nazionale, è stato un bando estremamente dettagliato che ha previsto tutte le fasi del progetto in ogni sua parte (e lo ha potuto confermare sino alla fine!): una tutela per gli organizzatori, ma una notevole garanzia anche per gli aspiranti aderenti al progetto!
Avete ricevuto delle critiche?
Come ogni progetto di successo ci sono state alcune difficoltà e sicuramente delle critiche. Da questo punto di vista siamo aperti alle critiche costruttive, al confronto con chi ne è capace e a interrogarci sui grandi temi e sulle sfide che la contemporaneità nell’arte e nella fotografia sta affrontando. La città di Piacenza è una realtà culturalmente particolare e vittima di paradossi: il fruitore d’arte piacentino non è facilmente raggiungibile come potrebbe sembrare sebbene chi faccia arte e la promuova in città e provincia ci metta davvero poco a farsi conoscere negli ambienti. Mentre, per quanto riguarda i protagonisti di queste iniziative, ovvero gli artisti, su Piacenza si tende a cadere troppo spesso vittime di cliché e realtà che sfruttano l’apparenza e superficialità di approccio senza realmente aver dimostrato sostanza e contenuti. Ci fa quindi piacere poter basare il nostro operato su una “politica del fare” in generale, non solo in occasione di questa mostra, su elementi come la trasparenza, la coerenza dei fatti con le nostre parole, la
sostanza, l’impegno, la dedizione, la passione, la coerenza, la serietà. Mi fa piacere poter rassicurare tutti gli artisti e fotografi che ci leggono che, in merito alla selezione dei
partecipanti che hanno esposto a questa mostra, oltre che essere stata gratuita per tutti coloro che hanno deciso di proporsi, è stato un processo positivo e a vantaggio anche degli artisti: se si propongono opere interessanti e qualitative ci si trova di fronte ad una realtà, come la nostra, seria e attenta a questo aspetto che potrà garantire un contesto coerente con tale presupposto. Inoltre chi ha partecipato alla selezione ha potuto vedere il proprio profilo artistico-fotografico, a qualunque livello (amatoriale, professionale, ecc.), analizzato e valutato per ciò che realmente propone e, di conseguenza, attraverso un’attenzione reale alla figura artistico-fotografica che si propone.
Un elemento che è stato oggetto di una discussione durante l’apertura della mostra con alcuni esperti ed appassionati del settore è: cos’è l’arte contemporanea? Ecco, a tal proposito abbiamo riservato anche un dibattito il 7 gennaio a finissage della mostra intitolato “è tempo di arte” in quanto tale interrogativo rimane un argomento aperto e complesso su cui discutere, riflettere e di cui avere una misura di consapevolezza. Da questo punto di vista ciò che conta per noi è essere sempre attivi per interrogarci sui
grandi temi dell’arte, accrescere la nostra cultura ed esperienza per migliorare assieme a coloro che incrociano la nostra strada.
M.B.
Luci & Ombre - Arti Visive Piacenza
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