Di Christian Cantelli Podestà / 1139 visualizzato/ STORIE

 Lo zero, prima come simbolo poi come numero vero è stato inventato dal matematico indiano Brahmagupta millecinquecento anni fa ma l'utilizzo del concetto di zero come parte yin della elaborazione mentale yang per formare con essa la consapevolezza, si perde nella notte dei tempi.

Questo zero è la gomma che cancella le scritte sbagliate dei pensieri, è la meditazione che placa le onde turbolente del mentale, è il tasto di reset del sistema cognitivo.

Questo è lo zero che si contrappone all'umano delirio di onnipotenza che vuole interpretare la realtà con mille mistificanti ideologie in nome della ricerca della verità, che mai può essere trovata perché mai perduta.

Lo zerismo è stato sempre presente, quale parte in ombra, di ogni cultura e pensiero umano ma per sua natura difficilmente riconosciuto persino da chi per sua indole lo pratica quotidianamente.

 

"con il tao ogni giorno si perde...cosa c'è che il non-fare non faccia" - Lao-Tse 530 a.c.

 

"la tecnica del non-fare...osservare le ombre degli oggetti" - C.Castaneda 1981

 

L'Arte è la modalità del reale in cui le due forze essere e non-essere si bilanciano e rendono possibile e manifesto che tutto è altro senza cessare di essere sé stesso.

 

Lo zerismo in fotografia fa sperimentare all'osservatore questo equilibrio non descrivendolo, quindi aggiungendo informazioni intellettuali, ma semplicemente mostrandolo togliendo a chi guarda ogni sua chiave di lettura, ogni intellettualizzazione e sopratutto ogni punto di vista preconcetto. Il punto di vista infatti non è quello del fotografo né quello dell'osservatore, ma quello di un elemento nell'immagine che da passivo diventa attore attivo del fenomeno. Dall'interno dell'immagine stessa, non dall'esterno.

 

La ″Fotografia Zer″ (preferisco zer a zer-ismo e zer-ista perché reputo fuorviante l'inclinazione di questi suffissi a presupporre un'ideologia sottostante e perché ha una non casuale assonanza con Zen) è un'arte comunicativa che sintetizza un'intera storia con l'efficacia di un koan o di un fulmine che di notte ci mostra un'intera vallata fino ad un attimo prima sconosciuta.

 

La fotografia zer non è scatta da un fotografo dietro la fotocamera, e neanche davanti, ma attraverso un artista che impresta momentaneamente un mezzo alla realtà per manifestarsi ed essere percepita da chi guarda l'immagine realizzata.

 

La fotografia zer-neopostidealista osserva i conflitti etici e ne suggerisce possibili vie di superamento favorendo l'osservazione superficiale di movimenti profondi, oltre l'evidenza grafica e l'ideale estetico, oltre il pensiero e oltre l'emozione.


Esempio di fotografia zer-neopostidealista che osserva i conflitti etici della coppia di innamorati in vacanza ritratta non in mezzo a un prato in fiore ma appoggiati ad un cannone e del fotografo goffamente impacciato. Il piccione suggerisce le soluzioni.